23 Nov Il falso mito dell’incertezza globale
Il mondo lo è sempre stato, e oggi abbiamo molti più dati e strumenti. La differenza la fa la velocità e la capacità di interpretare il cambiamento.
All’inizio di quest’anno, Bloomberg ha aperto il 2019 di titolando “Global Uncertainty Gauge Enters 2019 at Record High Levels”, citando le elezioni presidenziali americane del 2020, la Brexit in Europa e la guerra dei dazi come i principali fattori di incertezza sui mercati globali. Questi singoli eventi poi si muovono sullo sfondo di cambiamenti globali, con la Cina in risalita rispetto gli Stati Uniti, un forte dinamismo da parte delle altre economie asiatiche, instabilità in Medio Oriente e forti tensioni in Est Europa, a cui si aggiungono crisi migratorie e cambiamenti climatici.
Semplificando, un quadro di questo genere ci fa pensare che stiamo lasciando alle spalle un mondo ordinato, basato da regole che conoscevamo, per orientarci verso un futuro incerto. In verità il mondo è ovviamente sempre cambiato, e a velocità impreviste: le popolazioni amerinde non si attendevano certo di veder scendere Colombo da una caravella e i popoli dell’est Europa non avrebbero mai potuto prevedere l’impatto che un nomade di una remota tribù mongola avrebbe avuto sul proprio continente.
Ovviamente niente di paragonabile ai cambiamenti in atto in questi anni, in cui il mondo non sta tanto cambiando quando si sta allargando, differenziando le opportunità di business e i centri di influenza. Probabilmente Europa ed Usa rimarranno sempre aree molto avanzate, sia dal punto di vista tecnologico che di benessere, andando però a convivere con diverse realtà in Asia, Medio Oriente e, forse, in Africa, potendo quasi dire che sta tornando al suo stato abituale.
Per secoli, infatti, sino circa al ‘700, la Cina e il subcontinente indiano hanno racchiuso la maggior parte della popolazione e, soprattutto, della ricchezza mondiale, con cui noi, però, avevamo solo deboli legami. Sono dati approssimativi, ovviamente, che ci fanno però capire come la vera differenza, rispetto al nostro passato, sia piuttosto quanto è interconnesso il nostro mondo, la mole di informazioni che abbiamo a disposizione, e la velocità delle relazioni di causa-effetto di un evento sull’altro. Nel giro di pochi giorni una protesta in Asia può andare a provocare delle sanzioni negli Stati Uniti che provocano un rallentamento di mercato in Europa.
Si dice che Mayer Rothschild, il fondatore della nota dinastia bancaria, creò la propria fortuna in borsa ottenendo per primo la notizia della sconfitta di Napoleone a Waterloo e speculando cosi sul rialzo del listino. Oggi siamo andati ben oltre questo punto, la mole di informazioni che abbiamo a disposizione è impressionante: Forbes, già nel 2018,stimava che negli ultimi 2 anni avessimo prodotto più dati che i precedenti 5000 anni di storia, e la crescita dell’Internet of Things, per esempio, incrementerà questo trend in maniera esponenziale.
Quello che i nostri figli impareranno sui banchi di scuola (si spera) non sarà memorizzare, ma saper navigare in questa enorme mole per interpretarli nella maniera corretta, farsi una visione coerente e poter prendere le proprie decisioni. La differenza sulle nostre vite, quindi, sarà data da quanto sapremo leggere il cambiamento, e la velocità con cui sapremo interpretarlo, facendoci protagonisti degli avvenimenti invece che ricevere Colombo senza sapere cosa sia un archibugio.
Marco Lucchin