IL VIAGGIO DI PAPA FRANCESCO IN IRAQ

IL VIAGGIO DI PAPA FRANCESCO IN IRAQ

DI seguito la testimonianza dei nostri amici di Scholas che hanno inaugurato in Iraq la Scuola di Sport per la Pace nei giorni della storica visita del Papa in quelle terre martoriate. Scholas è una Organizzazione Internazionale fondata originariamente a Buenos Aires dall’allora vescovo Bergoglio poi diventato Papa Francesco.

Quando Papa Francesco ha sognato questo viaggio in Iraq, Scholas lo ha voluto accompagnare, rispondendo cosi alla chiamata senza precedenti dell’enciclica “Fratelli Tutti.” Siamo atterrati in Iraq pochi giorni prima dell’arrivo del Papa e abbiamo iniziato a vivere la cultura dell’incontro tra sport e arte insieme ai giovani delle città di Erbil e Baghdad. Calcio e musica, ascolto attivo, hanno permesso ai giovani di trovare un linguaggio comune, pur non parlando la stessa lingua.

Scholas attraverso i suoi valori, vuole introdurre i bambini e i giovani in un percorso di sviluppo integrale della persona e della società. Così è nata la ′′ Scuola di sport per la pace ′′ in Iraq, benedetta dal Papa, e che avrà il sostegno del Ministero della Gioventù e dello Sport dell’Iraq e della Lega di calcio professionistico della Spagna, che stanno già sviluppando un programma per implementare il calcio di base. Avrà anche il sostegno del World Boxing Council per realizzare iniziative BoxVal nel prossimo futuro. Ad Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, oltre 30 giovani hanno partecipato alla prima formazione della ′′ Scuola di sport per la pace ′′, l’attività inaugurale della prima cattedra di Scholas presso il Tishk International University-TIU. Attraverso un accordo con l’Università, Scholas potrà dare continuità alla partecipazione dei giovani ai programmi d’arte, sportiva e tecnologica, rispondendo alla chiamata del Papa per costruire una cultura dell’incontro nella direzione del Patto Globale Educativo.

Ripartire dalle domande che da sempre agitano il cuore dell’uomo: chi sono io e quale destino mi aspetta, sono state le prime due domande poste durante l’incontro con gli studenti. Per rispondere a queste domande siamo partiti dall’Icaro di Matisse, cioè che qualsiasi siano le circostanze che ci troviamo a vivere il cuore rimane sempre il punto di partenza e ri-partenza.

Lo sport mette al centro l’IO

Alcune testimonianze documentano il dialogo che queste domande hanno suscitato.

Daniel Kaiser, 21 anni, Studente 
“Ho imparato molto durante il programma Scholas, condividendo esperienze tra religioni diverse. Mario e Manu ci hanno insegnato i programmi di Scholas e la Cultura dell’Incontro attraverso l’arte e lo sport, con l’obiettivo di individuare quali sono i problemi tra i ragazzi e trovarne insieme la soluzione.”

Bansliwa, studentessa di odontoiatria alla Università di Tish
“Sono molto contenta di aver conosciuto Scholas. La mia parte preferita è stata quando hanno detto che “la coesistenza non è tollerare l’altro, ma accettare le differenze dell’altro”. Credo che tutti noi alla fine del programma avessimo un nuovo sentimento nei confronti dell’altro e delle nostre vite.”

Sahir, studentessa di design all’Università di Tish
“Ho partecipato al workshop chiamato coesistenza, ossia vivere in armonia e pace senza differenziazioni di religione, razza e cultura, e incontrare persone di tutto il mondo per diffondere la pace.”

Sofia, studentessa di business all’Università di Tishk
“Ho partecipato al bellissimo workshop con Manu e Mario e piantato insieme un ulivo, in un angolo dell’Università, come simbolo di pace e unione. Sono molto contenta di aver conosciuto Scholas e spero che tornino presto in Kurdistan. Spero che Scholas cresca sempre di più. Ho imparato una nuova parola in italiano, “grazie” per quello che avete fatto per noi.”

La piantumazione dell’ulivo che abbiamo fatto all’Università non è stato solo un simbolo ma un punto d’inizio, l’abbiamo definito un punto di memoria, che quell’albero possa essere un nuovo inizio ed di quello che è accaduto, evidente che questo porta una responsabilità. Abbiamo detto lo sport mette al centro l’IO PER ARRIVARE AL NOI. Il noi definisce a sua volta l’io e gli da la sua responsabilità che è quello che dice il Papa in Fratelli Tutti

All’incontro interreligioso, tenutosi a Baghdad, Scholas ha riunito un gruppo di circa di 25 giovani, ragazzi e ragazze di diverse confessioni religiose: cristiani e musulmani, tre di loro sarebbero venuti con noi all’incontro con Papa Francesco il giorno dopo. Abbiamo lavorato su cosa ci sta succedendo e cosa desideriamo per noi in questo paese così complicato. Quali sono i nostri sogni e i sogni dei giovani iracheni che vorremmo consegnare al Papa?

Nel dialogo sono emerse tantissime differenze, contraddizioni, ma un desiderio di vivere una vita normale, come la differenza dei dialetti che crea un problema di cultura, o la mancanza di Umanità o di Diritto, la mancanza di libertà, di sicurezza, di corruzione e di lavoro

Da dove si può ripartire? Ma tra di voi siete Amici? Uno sguardo veloce tra di loro e un SI inatteso, perché nessuno può cambiare la propria vita, se non vede un orizzonte nuovo.

Senza amicizia, cioè senza affermazione gratuita e reciproca del comune destino, non può nascere un nuovo popolo. Questo non significa che bisogna pensarla tutti allo stesso modo ma che invece la unicità di ognuno è un valore per creare una nuova cultura.

“È stato un grande onore e una grande esperienza condividere il mio sogno di giovane cristiano con altri fratelli e sorelle di diverse religioni”.

“Il nostro incontro è stato il punto di partenza per una vita pacifica nel nostro paese, l’Iraq.  Inoltre, Papa Francesco in visita in Mesopotamia con il cerchio di Scholas, la cultura dell’incontro, porterà una vita pacifica senza alcuna discriminazione”.

Nell’ascoltare i loro canti come presi da una nostalgia abbiamo fatto tradurre in arabo la canzone “non c’è nessuno” : anch’io ti amo lo sai vorrei sempre restare con te. E invece devo partir ma l’amore non deve finir. Ci siamo sentiti parte di loro, quello che sta nascendo per voi anche senza conoscerci è un amore infinito per ognuno di voi.

“Fratelli Tutti” Il consenso e la verità

“In una società pluralista, il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale. Parliamo di un dialogo che esige di essere arricchito e illuminato da ragioni, da argomenti razionali, da varietà di prospettive, da apporti di diversi saperi e punti di vista, e che non esclude la convinzione che è possibile giungere ad alcune verità fondamentali che devono e dovranno sempre essere sostenute. Accettare che ci sono alcuni valori permanenti, benché non sia sempre facile riconoscerli, conferisce solidità e stabilità a un’etica sociale.” 

Don Giussani in Generare Tracce nella storia del mondo dice: “la vita di un popolo é determinata da un ideale comune, da un valore per cui vale la pena esistere, faticare e, se necessario, anche morire, da un comune ideale per cui valga la pena vivere tutto.” Tutto questo crea quello che Papa Francesco parla della cultura dell’incontro. 

E ho detto loro voi siete già un popolo é dura pensare questa cosa con tutte le contraddizioni che ci state raccontando ma se oggi siete qui non è un caso.  Allora che cos’è la speranza per loro qui in Iraq e per me che vivo sicuramente condizioni diverse?  É un incontro che rapisce il cuore al punto tale che lo infiamma di continuo e per questo forse uno è anche più libero dall’esito.  La giornata è stata intensa perché ognuno era curioso di scoprire e capire chi era l’altro, attraverso gesti come il mangiare e parlare delle nostre tradizioni. Dal dialogo sono emerse alcune proposte:

  • “un progetto per accompagnare le mamme, sul livello sanitario e pedagogico. In occidente ci sono molte associazioni che curano l’accompagnamento delle mamme, creare questo tipo di associazioni anche a Baghdad”
  • Iniziative a livello culturale e artistico. Un insegnamento di pittura e di teatro per tutte le persone qualsiasi sia il livello sociale”
  • Costruire un complesso residenziale per i senzatetto e responsabilizzarli.
  • Stabilire campi per la coesistenza e la pace comunitaria nei vari governatorati dell’Iraq con la partecipazione di tutti gli ambiti della società irachena.
  • Costruzione di stadi sportivi e organizzazione di tornei in vari campi di calcio.  Pallacanestro.  Maratona di tennis e altri sport
  • Aprire un centro per il trattamento dei tossicodipendenti e renderli membri efficaci della società.
  • Apertura di centri di cura e riabilitazione per bambini autistici, aumentare la consapevolezza del ruolo delle istituzioni governative nell’accettarli e ridurre il bullismo nei confronti delle loro famiglie e di coloro che si prendono cura di loro.
  • Conduzione di corsi e istituzione di centri speciali per la riabilitazione dei detenuti rilasciati dal Dipartimento penitenziario iracheno e da carceri minorili nell’istituzione di laboratori e corsi

“Grazie Scholas per questa straordinaria opportunità che ci ha riuniti oggi come un unico cerchio iracheno senza discriminazioni. Il nostro desiderio di oggi era per realizzare la dichiarazione di Papa Francesco (siete tutti uno).” Il tempo vissuto intensamente, gli sguardi, i pensieri scritti su un foglio in arabo da consegnare al Papa il giorno dopo ci hanno fatto sentire come tutti bisognosi di affidare tutto a un Padre. “

Buona notte ragazzi. Domani avremo un’opportunità unica per condividere con il Santo Padre il pensiero che abbiamo presentato oggi sui nostri desideri, i nostri desideri e soprattutto per rendere possibile il sogno della società, il sogno delle persone. L’idea è che possano condividere con il Santo Padre.

Quali sono i sogni dei giovani in Iraq?
Come possiamo rendere possibili questi sogni attraverso l’istruzione?”
Ci siamo lasciati con questo la sera di giovedì 4 marzo.

Il venerdì mattina è iniziata l’attesa attraverso telefonate, messaggi perché tutto potesse andare per il verso giusto nel preparare il momento con Papa Francesco.
Alle 18,04 arriva il Papa e i ragazzi lo accolgono con un canto insieme al vescovo Robert di Baghdad. Avevamo preparato tutto nel dettaglio, presentare le persone che erano con noi, raccontargli del lavoro che avevamo fatto il giorno prima, ma il Papa affascina a tal punto che quando c’è Lui tutto è più semplice. Gli chiediamo, dopo una giornata lunga di incontri se potevamo iniziare e lui senza indugiare inizia a salutare tutti, si siede, ascolta e dialoga. Il tempo che avevamo a disposizione era al massimo 15 minuti, ma nessuno si accorge che eravamo ben oltre, il sacerdote che lo accompagnava mi fa cenno che lui è stanco e che bisogna lasciarlo andare, lui si accorge di questo e dice di no, di voler rimanere e ascoltare i ragazzi che erano con noi.

Gli facciamo vedere attraverso il cellulare il lavoro fatto all’Università di Tish, la piantumazione dell’ulivo e la partita interreligiosa della Pace, e poi il racconto di quello che era successo a Bagdad dell’incontro con i giovani e della voglia che tutti volevano essere li con Lui.

Mina Hazim Louis, ha presentato a Papa Francesco una maglietta dipinta da lei con il logo Scholas in arabo e ha consegnato il suo sogno al Papa, Lui gli ha risposto: “tu devi continuare a sognare, perché sei i giovani non sognano muoiono, quindi nel tuo sogno guarda le stelle” Mina commossa gli ha detto: questo è il giorno storico, quindi gioiamo per questo. Oggi Scholas Iraq è nato con il Santo Padre. Festeggiamo questo giorno. E  Fadi, gli ha regalato i sogni che ognuno dei giovani ha scritto per continuare a sviluppare insieme la cultura dell’incontro. E infine Mustafà un giovane musulmano, ha donato al Papa una piccola bandiera Irachena sporcata del sangue di un suo amico cristiano, ucciso durante un’incursione dei terroristi. Papa Francesco ha baciato la bandiera nel punto esatto dove c’era la macchia di sangue e poi ha detto: questa bandiera deve rimanere nelle tue mani, perché rappresenta la tua memoria.

L’incontro durato quaranta minuti, non è stato solo un intenso dialogo ma anche un lungo di sguardi commossi per una nuova cultura cosi come Papa Francesco scrive nella “Fratelli Tutti”. “Tante volte ho invitato a far crescere una cultura dell’incontro, che vada oltre le dialettiche che mettono l’uno contro l’altro. È uno stile di vita che tende a formare quel poliedro che ha molte facce, moltissimi lati, ma tutti compongono un’unità ricca di sfumature, perché «il tutto è superiore alla parte». Il poliedro rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze. Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo.

All’incontro hanno partecipato anche il vescovo di Baghdad, Robert Jarjis; Riyadh Kadhum Alazzawi, atleta iracheno e primo campione mondiale di kickboxing di origine araba; Adnan Dirjal, ministro della Gioventù, Iraq; e, dall’Università Internazionale Tishk-TIU, Prof. Dottor Dr. Ahmet Özta ş, direttore del Dipartimento di Relazioni Internazionali, e prof. Dottor Dr. Idris Hadi Salih, presidente del Consiglio. Sono stati accompagnati anche da Juan José Escobar Stemmann, ambasciatore spagnolo in Iraq.

Resteremo in Iraq insieme ai giovani per continuare a promuovere un’istruzione che genera senso, facendo durare nel tempo il messaggio di Papa Francesco sulla Cultura dell’Incontro.