ITALIA – EUROPA: RISULTATI DEL QUESTIONARIO

ITALIA – EUROPA: RISULTATI DEL QUESTIONARIO

Il questionario predisposto da INpatto per sondare le opinioni sulla situazione italiana in funzione europea a seguito della pandemia da Covid-19, se è possibile una risposta comune a livello UE per combattere la malattia e superare la crisi economica e con quali strumenti ha raccolto 73 risposte.

Dal questionario in generale emerge una volontà maggioritaria in funzione di una scelta europeista.

In particolare tale evidenza emerge dalle risposte relative alle prime tre domande:

  • Il 79% (domanda 1) ritiene che, in base a quanto accaduto a seguito della crisi dovuta al COVID-19 per l’Italia è stato positivo far parte dell’Unione Europea contro solo un 8% che lo ritiene negativo, il 12% lo giudica ininfluente;
  • Il 69% (domanda 2) ritiene che in base all’esperienza di questa crisi l’Italia deve porsi la prospettiva di restare nell’UE a fronte di un 5% che ne vuole uscire, mentre il 24% vuole restare nell’UE, ma uscire dall’Euro;
  • L’80% (domanda 3) ritiene che sia preferibile spingersi ulteriormente verso forme di integrazione europea in quanto è necessaria una maggiore unione tra i Paesi Europei sia in termini politici che economici, contro il 13% che opta per un ritorno a una prospettiva maggiormente nazionale con soluzioni dei problemi puntando solo sulle risorse interne; un 13% ritiene invece necessaria una maggiore integrazione tra i Paesi Europei, ma solo in termini economici.

 

Sulle prospettive economiche è da considerare (domanda 2) il 24% che, se pur minoritario, indica di restare nell’UE, ma di uscire dall’Euro il che denota che permane una certa sfiducia sulla moneta unica e sulle sue ricadute sull’economia nazionale. Tale indicazione si può collegare alla sfiducia sulle politiche economiche europee condivise rappresentata dalle risposte (domanda 3) che, benché minoritarie, per il 12% vogliono risolvere i problemi puntando solo sulle risorse nazionali e per (domanda 5) il 17% puntare solo sull’emissione di titoli italiani per raccogliere risorse da investire per la ripresa economica.

 

Per l’80% (domanda 4) delle risposte l’UE sta aiutando l’Italia, ma dovrebbe fare di più, il 13% invece ritiene di no e solo il 5% risponde affermativamente. Il che evidenzia che si nutrono forti aspettative in un maggiore impegno europeo a favore dell’Italia.

 

Sugli strumenti necessari per superare la crisi e sostenere la ripresa economica (domanda 5) il 64%  delle risposte indicano il Recovery Fund e Bond condivisi, nonché il MES. Il 17% indica solo Recovery Fund e Bond condivisi, il 5% ritiene che si debba accettare solo il MES, mentre il 17% che si debba invece puntare, come prima sottolineato, solo sui titoli nazionali.

 

Per quanto riguarda le istituzioni europee (domanda 6) e del rafforzamento della leadership di Francia e Germania il 57% ritiene che l’UE è di fatto una diarchia franco-tedesca, mentre per il 38%, pur nella consapevolezza c’è stato il problema della diarchia, adesso si sta attraversando una fase nuova e quindi verso una gestione dei problemi condivisa tra tutti i Paesi. Solo il 4% pensa che nell’UE attualmente la responsabilità delle scelte sia condivisa.

 

Per quanto riguarda quale lingua, a seguito della Brexit, sarà maggiormente importante a livello europeo (domanda 7) risulta che il 46% delle risposte ritiene che sia il Francese, poi l’Inglese 31% e solo al terzo posto il tedesco con il 30%. Il 9% indica l’Italiano e nessuna lo Spagnolo.

Il risultato riconosce evidentemente il ruolo emergente della Francia in termini economici, ma soprattutto di influenza politica, in funzione anche di bilanciare il peso della Germania all’interno dell’UE, ora che con la Brexit si è realizzata l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

 

Matteo Montagner