Se Covid-19 ha portato alla crisi, il Climate Change può portare alla catastrofe

Se Covid-19 ha portato alla crisi, il Climate Change può portare alla catastrofe

A chi ha avuto modo di leggere i risultati “positivi” del lockdown italiano degli scorsi marzo e aprile salta subito all’occhio la diminuzione di emissioni di gas serra. Volendo trascurare le proiezioni ante-Covid19 dell’ISPRA (https://www.isprambiente.gov.it/it), che assumevano per il 2020 uno scenario in continuità con il 2019 (+0,1%), ma andando invece a leggere i dossier pubblicati dall’Alleanza Italy for Climate (http://italyforclimate.org), si evince che durante il lockdown c’è stata una diminuzione di emissioni per 20 milioni di tonnellate di gas serra. Una sola cosa è chiara, al di là delle fatalità e delle numerose altre contro-affermazioni che gli scienziati oggi offrono (come ad esempio il corrispondente incremento di PM10 o l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi 2030, nonostante i cali): il lockdown è stato ad oggi il metodo più efficacie per la prevenzione del Climate Change.

 

Ciò implica che se il sistema non sarà in grado di contenere diversamente le emissioni e qualora quindi ci si ritrovasse in uno scenario climatico con emergenza simile a quella dell’attuale crisi sanitaria, l’esperienza maturata con Covid-19 esibirà uno strumento di contenimento già testato: il lockdown della vita sociale ed economica. Attenzione, perché l’emergenza climatica non è stata scenarizzata fra secoli, ma fra decenni, se non anni.

 

Guardiamo ai numeri, per capire di cosa stiamo parlando. Secondo le previsioni più ottimistiche pubblicate da Cerved rispetto agli impatti economici di Covid-19 (e quindi in uno scenario che considera un lockdown bimestrale e una lenta ripresa delle attività economiche e sociali a partire da maggio 2020, ipotizzando che non vi siano nuovi picchi e nuovi innesti di lockdown per tutto l’anno), in Italia, per il 2020, saranno persi 178 miliardi (si passa da 2.410 miliardi a 2.232 miliardi, considerando anche i settori con segno positivo, quali l’e-commerce o l’agricoltura industriale). E stiamo considerando gli scenari più ottimistici (https://know.cerved.com/imprese-mercati/gli-impatti-del-covid-19-sui-ricavi-delle-imprese-italiane/).

 

Proviamo ora a fare un banale esercizio, che ha il solo scopo provocatorio di quantificare un monito e non vuole ipotizzare correlazioni non dimostrate. Supponiamo che, in un giorno non lontano, all’Italia occorra ridurre di 20 milioni di tonnellate le emissioni di gas serra: questo, guardando allo stato attuale, costa 178 miliardi (e qualcosa) di euro al sistema. Se la matematica non è un’opinione, vuol dire che l’emissione di un chilo di gas serra ha un costo sociale pari a 8,91 euro. Cioè: ogni chilo di gas serra che viene emesso (e che un giorno sarà necessario ritrarre) comporterà mancati ricavi per 8,91 euro. Il sistema pagherà 8,91 euro di contrazione economica per ogni chilo di gas serra che non potrà più permettersi di emettere.

 

Alcuni esempi terra a terra. Secondo questa lettura, produrre un chilo di plastica genera 53,46 euro costo sociale (Per produrre un chilo di plastica di emettono circa 6 kg di CO2). Consumare una bottiglietta di plastica da mezzo litro costa alla società 53 centesimi di euro: più del prezzo della bottiglietta stessa (Una bottiglietta leggera si compone circa 10 grammi di plastica). Percorrere un chilometro in autostrada costa al mondo 1 euro e 34 centesimi, molto più di quanto rimborsino i tabellari ACI (considerando 150 grammi di CO2 prodotti per ogni chilometro percorso). Scegliere di andare in macchina – anziché in treno – da Milano a Roma, costa al nostro caro sistema ben 762 euro (Altro che Bonus Partita IVA).

 

Al di là della retorica, il Sistema non può permettersi che la crisi sanitaria Covid-19 allenti le azioni di sensibilizzazione a cittadini e imprese sul tema della sostenibilità e del cambiamento climatico. Nessuna Agenda responsabile può trascurare la centralità degli investimenti green, delle fonti di energia alternativa, della filiera corta, della sensibilizzazione e facilitazione al consumo responsabile, e via dicendo. Nessuna Agenda responsabile può permettersi di non creare strumenti che facilitino e spingano cittadini e imprese verso un mondo più sostenibile. Finora è stato tutto insufficiente. Se le cose proseguissero come stavano andando prima dell’emergenza sanitaria, il ridurre le emissioni di gas serra per 20 milioni di tonnellate (e relativi costi sociali) sarà “peanuts” in confronto alla complessità di azioni e provvedimenti necessari (e in confronto ai relativi costi sociali). E la pagheremo cara. Occorre disegnare un mondo in cui questo non accada e far sì che cittadini e imprese siano i protagonisti necessari della catastrofe sventata.

 

Alberto Brugnoli