Ilva, la fotografia di un paese

Ilva, la fotografia di un paese

La questione Ilva, il più grande ed importante polo siderurgico d’Europa, sembra rappresentare in maniera plastica il panorama politico italiano degli ultimi anni.

Durante la campagna elettorale che ha preceduto il voto del 4 marzo, la soluzione avanzata e promossa dal Movimento 5 Stelle si proponeva di bonificare e riconvertire l’area, facendone la nuova Ruhr. In particolare, l’obiettivo conclamato era quello di insediare un importante centro di ricerca che fosse in grado di attrarre investimenti privati. Il progetto prevedeva, quindi, un volano economico per l’area che fosse in grado di sopperire al contraccolpo socio-economico che si sarebbe verificato al momento della chiusura della fabbrica (circa 10.000 dipendenti oltre ad altri 10.000 facenti parte dell’indotto).

Al momento dell’insediamento del Governo Conte 1, il nuovo ministro dello sviluppo economico e del lavoro, Luigi Di Maio, si è trovato, tra i vari dossier aperti, quello concernente l’accordo intavolato dall’ex ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ed il gruppo ArcelorMittal. In data 14 settembre 2018 l’accordo viene sottoscritto tra le parti. Tale accordo prevedeva, tra le altre cose, il cosiddetto “scudo penale” e l’enunciazione dei casi per i quali si sarebbe potuto verificare la rescissione dal contratto. Tra le cause elencate vi sono quelle in cui venga cancellato in tutto o in parte lo “scudo penale” e quella in cui un provvedimento legislativo incida sul piano ambientale in misura tale da non renderlo più realizzabile dal punto di vista tecnico e/o economico.

In data 23 ottobre 2019 il Senato ha votato per la cancellazione dello “scudo penale”. A votare in questa direzione sono stati i Senatori dei seguenti gruppi parlamentari: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali, Italia Viva e il Gruppo Misto.

A inizio novembre 2019 il gruppo ArcelorMittal comunica che si intende avvalere della clausola rescissoria prevista dall’accordo sottoscritto e, dunque, intende restituire allo Stato la gestione dell’Ilva.

Avere ben chiaro quello che è stato lo sviluppo di questi ultimi eventi che hanno determinato la presente situazione, aiuta a comprendere e leggere nella giusta ottica il comportamento, le posizioni e, soprattutto, le responsabilità degli attori coinvolti.

Il quadro sopra delineato evidenzia come vi sia un’innegabile responsabilità politica circa la grave decisione presa da parte di ArcelorMittal.

Il clima di incertezza giuridica ed operativa creato è quanto di più temuto da parte di qualunque operatore economico. La non sufficiente conoscenza, o sottovalutazione, delle problematiche connesse al sito Ilva ed il contemporaneo tentativo di inseguire un facile consenso da parte dell’opinione pubblica, ha generato una situazione nella quale il Governo italiano si trova in una posizione lose-lose.

Un nuovo accordo con il gruppo ArcelorMittal non potrà sicuramente prescindere dalla reintroduzione dello “scudo penale”.

Un mancato accorto riconsegnerebbe la gestione dell’Ilva ai commissari.

Per affrontare problematiche che sono caratterizzate da un livello di complessità estremamente elevato, con ricadute potenzialmente molto invasive e pervasive per la popolazione sotto molteplici punti di vista, tra i quali quello ambientale, sanitario e socio-economico, bisognerebbe che gli attori politici cercassero di osservare e valutare le situazioni in modo responsabile, consapevole, razionale e lungimirante.

Non cercare il consenso ad ogni costo ma cercare di spiegare e raccontare la situazione che si è venuta a creare e proporre soluzioni che non saranno prive di conseguenza ma che sono dettate dalle valutazioni e dalle analisi di quelle stesse, temute, conseguenze.

 

Giuliano Orempuller