RIFLESSIONE SUL TEMA DELL’IMMIGRAZIONE

RIFLESSIONE SUL TEMA DELL’IMMIGRAZIONE

Oggi mi chiedo cosa sarebbe accaduto due anni fa, alla notizia di un naufragio,
l’ennesimo, nel Mediterraneo, in cui, tra le vittime, vi fosse stato un neonato di 6 mesi
aggrappato alla madre. Avremmo visto titoli agghiaccianti, accompagnati da fior di servizi
nei TG e nei talk show politici, magari anche foto dell’anno del piccolo innocente mentre
viene ripescato da qualche soccorritore. Me lo chiedo perché ho l’impressione di due o
tre cose. La prima, nonostante il tempo scorra inesorabile riempito di chiacchiere, il
fallimento della politica migratoria europea sia evidente, conclamato e, scusate il
pessimismo, irreversibile. La seconda è che il tema, abbia perso interesse non solo
politico ma soprattutto umano e, la scarsa considerazione della stessa stampa al fatto, ne
è prova concreta. Del resto, come già affermato per altre questioni secondarie, rientranti
tra le ordinarie attività politico legislative dello Stato, anche quella dei migranti, non è
certo materia di cui occuparci ora, sommersi tra sanità al collasso, pandemia che decima
la popolazione e milioni di persone a rischio di non avere più occupazione o attività.
La sopravvivenza viene prima di ogni cosa. Lo diceva anche L’astronomo americano
Sagan “l’estinzione è la regola, la sopravvivenza l’eccezione”. Di sicuro, fa un certo effetto
vedere che le autorità di questo governo, che tanto hanno fatto baluardo del tema
immigrazione ai tempi del governo giallo verde, non dicano una sola parola su ciò che sta
accadendo, infatti, sono settimane che giungono e approdano gommoni, anche ora una
nave con 236 persone è in attesa di soccorsi.
Certo ammettere i propri fallimenti è faticoso, sia in casa che in sede comunitaria, perché
la verità è che là, a Bruxelles, non contiamo più nulla, abbiamo rappresentanti che non
solo non hanno capacità di trattativa ma, non ne hanno neppure più potere. Quello che ci
arriva è solo una velina di rappresentanza, lo sbiadito resoconto di attività che si limitano
alle chiacchiere, e se in tema di immigrazione esseri umani muoiono affogati nelle acque
gelide dei nostri mari, in tema di economia e lavoro, altri italiani rischiano di non avere più
una continuità alla loro storia imprenditoriale, commerciale o lavorativa e, quel che è
ancora peggio, i giovani non trovano nelle loro speranze la parola futuro, annichilita da
governanti incapaci. Attenti amici politici, Darwin vi aveva avvisato: “non è la specie più
forte a sopravvivere, ne quella più intelligente ma quella più pronta ai cambiamenti”.


Bruno Carenini – Milano