STATI GENERALI DELLA FAMIGLIA – Sessione Plenaria. UDINE 16 OTTOBRE 2020

STATI GENERALI DELLA FAMIGLIA – Sessione Plenaria. UDINE 16 OTTOBRE 2020

LAVORO E FAMIGLIA: SCENARI DI RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA

Intervento di Gigi Gianola
 
In questo mio intervento affronterò il tema famiglia e impresa che tante volte sono viste come soggetti antagonisti per cercare invece di dimostrare come in realtà sono due facce della stessa medaglia: infatti alle imprese conviene sostenere la famiglia e alle famiglie conviene sostenere lo sviluppo delle imprese.
 
Tante volte parliamo solo di economia, ma attenzione non c’è sviluppo economico se non c’è anche una ricreazione di un tessuto sociale alla base del nostro Paese e la famiglia è sicuramente il primo elemento da cui partire.
 
Parto da alcuni semplici dati: abbiamo un tessuto imprenditoriale italiano fatto per la maggior parte, oltre il 95%, di piccole e micro imprese. E quando si parla di piccole e micro imprese si può capire come la distinzione tra lavoro e famiglia sia molto sottile: molte volte queste imprese coincidono proprio con lo stesso sistema familiare.
Se poi andiamo a dare un’occhiata alle medie imprese italiane oltre il 75% di queste hanno una governance familiare e quindi ne consegue che anche per il mondo della media impresa è importante e decisivo il ruolo della famiglia.
L’Italia ha pure un’altra particolarità perché andando a vedere la storia del nostro Paese anche dietro alle grandi Aziende molte volte vi è una famiglia.
 
Quindi sostenere la famiglia è sostenere l’impresa e viceversa sostenere l’impresa significa sostenere la famiglia. Non si tratta soltanto di un semplice slogan, ma è veramente il tessuto e vissuto reale della nostra quotidianità.
 
Nella mia precedente esperienza lavorativa (come direttore generale di Compagnia delle Opere) avevamo sviluppato, insieme con l’Università degli Studi di Bergamo, un indicatore chiamato Corporate Family Responsibility per andare a misurare quanta è l’attenzione di un’impresa nell’adottare politiche di carattere strutturale e culturale per favorire l’equilibrio tra tempo per la famiglia e tempo per il lavoro per i propri dipendenti. Alla luce delle analisi e dello studio che abbiamo condotto su un campione rappresentativo di medie aziende a livello nazionale, abbiamo visto che l’impresa che adotta politiche in favore della famiglia ha degli impatti molto positivi a suo vantaggio.
 
Di questi impatti positivi per la vita aziendale ne sottolineo in particolare tre.

  1. Innanzi tutto come primo elemento l’Azienda diventa più “attraente” rispetto ai giovani talenti. Noi pensiamo oggi ai giovani talenti come a una risorsa di vitale importanza per le Aziende, ebbene una ricerca recente su un campione di che stanno uscendo dal mondo dell’Università ci dice che questi talenti mettono al primo posto, come criterio di scelta del posto e luogo di lavoro, l’ambiente in cui vivono. Quindi non mettono al primo posto lo stipendio o la carriera, ma privilegiano l’ambiente di lavoro. È pertanto evidente che un’Azienda che adotta politiche per coniugare tempo famiglia e tempo lavoro diventa un indubbio elemento importante di attrattività.

Dico questo perché oggi l’Italia, paradossalmente, se da un lato ha una disoccupazione che continua a crescere dall’altro ha un grande problema di mismatch tra domanda e offerta di lavoro: infatti stiamo assistendo ad un problema di Aziende che cercano delle competenze che non trovano sul mercato del lavoro. Quindi le Aziende diventano e dovranno sempre più competere per diventare “attraenti” rispetto a questi giovani talenti.

  1. Un secondo elemento che determina un impatto positivo delle politiche delle Aziende nel saper coniugare i tempi per la famiglia con quelli per il lavoro consiste nel fatto che un’impresa che ha a cuore queste politiche familiari migliora la retention dei propri dipendenti. Abbiamo infatti constatato che Aziende che adottano politiche familiari attente abbattono di molto quello che è il turnover dei propri dipendenti.
  2. Il terzo elemento si può sintetizzare con una frase molto semplice: “lavorando meglio i dipendenti rendono di più”: migliora quindi la produttività e l’efficienza del lavoro. Su questo punto porto l’esempio di una bellissima media Azienda che ha messo in piedi un vero e proprio Ufficio dove i dipendenti al mattino all’ingresso in Azienda possono lasciare la lista della spesa e delle medicine da acquistare di cui necessitano, nonché possono affidare la propria automobile per ad esempio il cambio dei pneumatici; insomma vengono assolte quelle incombenze che toglierebbero tempo alla famiglia e che invece alla sera, all’uscita dal lavoro, si ritrovano fatte.

  Ho raccontato questo esempio in modo molto semplificato per significare come il mettere in campo azioni di questo tipo diventa veramente decisivo e lo stesso imprenditore affermava di aver ottenuto un cambiamento culturale all’interno della propria Azienda. Infatti in tal modo non c’è più la necessità per i dipendenti, in particolare mamme, di assentarsi dall’Azienda per incombenze familiari. L’Azienda così ha generato un clima positivo all’interno dell’ambiente di lavoro e ne ha tratto anche dei vantaggi di carattere economico.

È vero che stante l’attuale situazione, per il nostro Paese, ma non solo, siamo di fronte ad un futuro molto incerto però non è soltanto un problema di carattere economico. Il tema di carattere economico è senza dubbio fondamentale, occorrono delle politiche di sostegno e ben vengano le politiche che ha messo in campo la Ministra Bonetti come ci ha prospettato e tutti gli altri interventi che si stanno attuando in Italia.

Ma è fondamentale anche raccontare la bellezza di fare impresa, raccontare la bellezza delle imprese che sostengono le famiglie perché occorre anche un cambiamento culturale.

E lo dico anche come padre di cinque figli che lavora quotidianamente a Milano e vive a Lecco: da marzo di quest’anno lavoro in Gi Group, che è la prima multinazionale italiana nei servizi del mercato del lavoro e la cosa che mi ha sorpreso fin dall’inizio, anche nei confronti dei colleghi, è la grande attenzione dell’Azienda rispetto al tempo per la famiglia e il tempo per il lavoro.

Uno dei punti di attenzione che ha sempre adottato l’Azienda è quello che oggi viene chiamato lavoro sostenibile. Lavoro sostenibile non è soltanto l’attenzione rispetto all’ambiente, ai fornitori, ai clienti ma è anche attenzione rispetto ai colleghi, rispetto alle persone che appunto hanno e devono coniugare questi tempi di famiglia con i tempi di lavoro.

Stiamo vivendo tutti questo periodo della pandemia che con questa seconda ondata si sta ulteriormente allungando. In questo periodo io personalmente, ma è una situazione condivisa da tanti colleghi, ho dovuto accelerare quello che è un processo di smart working con tutto ciò che ne è connesso. Se da un lato, e lo raccontavo anche l’altro giorno ad alcuni amici, con questa accelerazione tecnologica di smart working abbiamo migliorato e aumentato l’efficienza, dall’altro lato però bisogna trovare un nuovo assetto perché il venir meno delle relazioni sul luogo di lavoro rischia di impoverire il tessuto sociale; si è anche modificato l’equilibrio tra tempi per la famiglia e tempi per il lavoro.

Volendo vedere la cosa in termini positivi l’accelerazione del tema dello smart working ci indirizza a trovare un nuovo equilibrio, un nuovo riassetto anche all’interno delle famiglie stesse. Vivendo in casa con cinque figli, se poi chiudono anche le scuole, è facile capire come occorra veramente un nuovo riassetto complessivo. Mi piace quindi vedere questo periodo, che spero non duri ancora a lungo, come un’occasione per dibattere e rivedere in una modalità nuova e positiva questo work life balance, quindi questa modalità nuova di equilibrio tra tempo famiglia e tempo lavoro.

Stiamo assistendo in questo periodo ad un maggior rischio e ad un futuro sempre più incerto anche dal lato del lavoro. Quindi le imprese non programmano più investimenti a lungo termine.

Cosa comporta tutto questo?

Comporta che pure rispetto al mondo del lavoro la parola chiave che contraddistinguerà il prossimo futuro, sarà: flessibilità. Purtroppo oggi in Italia la flessibilità è equiparata alla parola precarietà. Chi ha un contratto di lavoro flessibile viene giudicato come un soggetto con lavoro precario.

Faccio alcuni esempi sintetici, ma spero significativi.

Se oggi una coppia di giovani sposi si presenta in banca per accedere ad un mutuo e se questi giovani non hanno dei contratti di lavoro a tempo indeterminato difficilmente potranno ottenere il mutuo. Oppure pensiamo ad un disoccupato o a un dipendente a tempo determinato che avrebbero egualmente la stessa difficoltà. Pertanto a mio avviso occorre cambiare e capovolgere completamente questo sistema e questa modalità di accesso al credito bancario.

Bisogna passare pertanto da quella che è un’analisi del rating sulla tipologia del contratto di lavoro alla capacità di employability di queste persone.

Cosa fare dunque?

  1. È evidente quindi che le di politiche di carattere economico pur essendo fondamentali e necessarie non sono sufficienti, ma occorre pure un cambio di paradigma culturale per approcciarsi a questi temi. Non si torna indietro, la pandemia ha accelerato in maniera notevole le dinamiche e ha delle ricadute importantissime sul mercato del lavoro. Questa accelerazione però dobbiamo essere pronti a cavalcarla e a mettere in campo delle azioni veramente efficaci di carattere strutturale e culturale.
  2. Non si può pensare di approcciare allo stesso modo il tema se sono cambiati il campo da gioco e le regole del gioco. La situazione è infatti cambiata e siamo di fronte a dei cambiamenti repentini ancora in atto e quindi occorre modificare veramente la lettura della realtà che si prospetta. Oggi più che mai è necessario guardare alla realtà per quella che è e cercare di dare delle risposte per intraprendere strade nuove: le domande nuove che presenta il mercato del lavoro sono tante e bisogna davvero adoperarsi per trovare delle risposte nuove ed un approccio nuovo.
  3. Bisogna favorire e investire molto di più a favore delle politiche attive per il lavoro.
  4. Strettamente connesso al tema delle politiche attive occorre tanta, tanta, tanta formazione.  Il vero punto è tornare ad investire per creare competenze che è un tema fondamentale per il rilancio del Paese.
  5. Infine bisogna, a mio avviso, dal lato impresa mettere in atto tutta una serie di interventi e contributi a livello delle Amministrazioni Comunali, degli Assessorati Regionali, ma anche a livello del Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro per favorire ed agevolare le imprese che realizzano delle iniziative sia di carattere strutturale che di carattere culturale per agevolare le famiglie e i dipendenti.

 
 
Penso che mettendo insieme la buona volontà di tante persone che stanno lavorando in questa direzione anche il mondo dell’impresa può dare un contributo effettivamente importante e decisivo per favorire il sostegno alla famiglia e di conseguenza cercare di capovolgere in positivo quei dati preoccupanti dell’inesorabile ma continuo calo demografico.

Intervento di Gianluigi De Palo

Innanzitutto ringrazio per l’invito, grazie a tutti quanti Voi che siete lì in presenza e a quanti sono in collegamento, alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per aver organizzato un incontro di questo tipo, un grazie al Presidente Massimiliano Fedriga che ho avuto modo di incontrare più volte ed è sempre stato un dialogo molto interessante anche perché Lui come padre ha un approccio, un’energia e una passione molto vivaci nei confronti della famiglia. Grazie anche all’Assessore Rosolen perché ha mantenuto l’impegno nonostante la pandemia, nonostante le situazioni che si stanno verificando e oggi siamo qui a celebrare questi Stati Generali della Famiglia. Avrebbe potuto rinviare l’evento a data da destinarsi invece il fatto che ha insistito ed ha voluto il suo svolgimento è veramente un segnale importante soprattutto per l’Associazionismo.

Allora io cercherò di fornire delle chiavi di lettura perché cifre sono state presentate a tutto spiano. In proposito abbiamo avuto l’ottimo intervento del Prof. Blangiardo che è il numero uno assoluto per quanto riguarda i dati non solo per il ruolo che ricopre come Presidente dell’ISTAT, ma anche per la qualità dello studio. Oggi ha utilizzato dei contenuti anche molto innovativi che se solo riuscissimo a leggere bene i dati statistici, queste “lastre” diagnostiche della nostra situazione demografica, Lui ha detto anche se solo una “lastra”, ed ad agire di conseguenza forse il nostro Paese potrebbe avere un futuro migliore di quello che ci stiamo costruendo e a cui stiamo dando seguito.

Allora c’è una serie televisiva molto interessante che forse molti di Voi hanno visto e che comunque va per la maggiore anche se è terminata: “Il Trono di Spade”. Che c’entra la natalità con la serie televisiva? C’entra perché nel Trono di Spade, senza che sto qui a spoilerare troppo il finale per chi non lo conosce ancora, fondamentalmente ci sono vari Regni in lotta tra di loro appunto per questo Trono. Ad un certo punto delle vicende che si svolgono tra le varie fazioni succede che subentra un problema molto più grande: ci sono gli Estranei al di là della Barriera, personaggi metafisici, una sorta di personaggi dell’oltretomba, personificazioni del male che vogliono conquistare l’intero territorio dove ci sono queste Casate che lottano tra di loro. Durante lo sviluppo della serie televisiva le Casate si combattono aspramente massacrando figli e genitori senza tregua, ma quando si prospetta l’incombente pericolo rappresentato dall’esercito degli Estranei e dei non morti e del gelido inverno che portano con sé decidono di mettere da parte le loro divisioni e gli interessi particolari per stringere un’alleanza contro un male che è molto più grande e che non risparmierebbe nessuno di loro.

Ecco è un po’ quello che dovremmo fare anche noi sul tema della natalità. Perché di fatto sarebbe giunto il momento, a mio modo di vedere, indipendentemente dalla visione politica, dai partiti, dalla situazione storica che stiamo vivendo, da come la si pensi sul tema dell’immigrazione, del lavoro, della casa, della politica estera, indipendentemente da tutto c’è un tema che dovrebbe unirci quello del far ripartire la natalità. Perché? Perché la natalità è la nuova questione sociale.
Che cosa intendo? Si fanno meno figli? Ottimo, non ci saranno le pensioni, meno figli uguale crollo del welfare così come lo abbiamo vissuto, meno figli uguale sanità al collasso. E allora tutte le immagini che abbiamo visto in questi mesi come quelle di Bergamo con le terapie intensive piene che abbiamo lasciato alle spalle, riuscendo a gestire diversamente questa seconda ondata della pandemia, molto probabilmente nel futuro prossimo le cose andranno in altro modo. Se non riparte la natalità e aumentano, come anche è giusto che sia ed è pure una buona notizia, il numero degli anziani perché si allunga la vita, queste due situazioni non sono direttamente proporzionali. Se aumentano gli anziani, ma diminuiscono i giovani chi è che lavorerà per mantenere la sanità gratuita come l’abbiamo oggi? Nessuno e quindi molto probabilmente troveremo soluzioni alternative. La sanità sarà a pagamento? Non lo sappiamo, ma una soluzione andrà trovata.

Stessa cosa meno figli, lo ha detto egregiamente il Prof. Blangiardo, uguale meno futuro, diminuisce l’aspettativa di futuro e abbiamo più anni che sono stati vissuti rispetto a quelli da vivere così il nostro Paese si sta ripiegando su se stesso e allora che cosa abbiamo proposto? Cosa proponiamo e continuiamo a proporre? Un patto per la natalità cioè diciamo alle forze politiche, alle imprese, alle Aziende, ai Sindacati, al mondo dei media di far un patto comune sul tema della natalità perché se non riparte la natalità crolla un po’ tutto.

La natalità non è un atto privato. Fare un figlio non è un atto che ha a che fare solamente con quella famiglia che decide di farlo nascere, ma è un atto politico, è un atto che ha a che fare con il bene comune, che coinvolge tutti.
Recentemente non so se avete visto, ma ci sono anche giornali, riviste che tentano di far passare un concetto, che a nostro modo di vedere è assolutamente sbagliato, cioè che fare un figlio è una delle prime cause di inquinamento. Al riguardo c’era un articolo interessante sull’Internazionale di Agosto 2020.

Allora capiamo che questo approccio è anche un approccio culturale. Si fa tanto parlare in questo periodo di ambientalismo, si citano così molte volte a sproposito, io dico, due parole come resilienza e sostenibilità, ripeto citate molte volte a sproposito. Ma se vogliamo restare sul tema della sostenibilità io domando: è reale ed è sostenibile uno sviluppo con una popolazione italiana di anziani senza un equilibrio tra le generazioni? O ancora l’inverno demografico impatta anche sulla sostenibilità dei parametri di Maastricht, senza figli aumenta il debito, aumenta il deficit, aumentano i servizi assistenziali. Allora ci rendiamo conto che questo tema della sostenibilità legato alla natalità ha anche a che fare con una dimensione molto più economica, perché di fatto investire sulla natalità è anche in un certo senso non pregiudicare l’ambiente, ma semmai investire sull’ambiente.

Il nemico dell’ambiente e il nemico della sostenibilità anche dal punto di vista economico non è un figlio, non è la famiglia, anzi la famiglia fa risparmiare in questo senso. Il nemico è l’individualismo consumistico che ci viene indotto e che ci viene proposto anche dal punto di vista culturale.
Durante la pandemia noi possiamo affermare, in maniera evidente e chiara, che se non ci fossero state le famiglie sarebbe crollato tutto, che le famiglie hanno svolto un ruolo sussidiario enorme, che hanno aiutato totalmente il Paese a non essere travolto. Sono state, io dico spesso, il nostro petrolio, un petrolio che neppure inquina. Sono state una risorsa non un problema, sono la soluzione non il problema di questo Paese.

Dove voglio arrivare? Al fatto che fondamentalmente noi dobbiamo accettare che si stanno scontrando due visioni antropologiche, economiche e culturali diverse. Vi è un approccio assistenzialista, quello dei bonus, dei vari “redditi”, dell’aiutare le tipologie di lavoro, approccio che abbiamo visto un po’ in tutti i decreti che sono stati emanati. Sono stati stanziati tantissimi miliardi di euro, ma di fatto questi sono andati a singole categorie e non c’è stata una visione d’insieme.
Dall’altra parte c’è un approccio, quello che noi cerchiamo di portare avanti e che si è visto anche nelle relazioni e nelle discussioni dei gruppi di lavoro, che è quello sussidiario.
Tale approccio ti permette di dire vado a valorizzare quello che è esistente, quello che già mi dà un valore aggiunto anche perché noi ci dobbiamo ricordare che prima vengono le persone, poi vengono le famiglie, poi viene l’associazionismo, poi vengono le scuole, i sindacati e dopo, e solo dopo, viene il Comune, la Regione e lo Stato.

Non dobbiamo invertire questo approccio perché tale approccio sussidiario ha a che fare con il tema dell’educazione, non entro nel merito perché mi dilungherei.
Cosa fare? Molto semplice, la Ministra Bonetti ha parlato di assegno unico universale. Bene, facciamo subito questo provvedimento perché, anche nell’eventualità di un nuovo lockdown, i lavoratori dipendenti per un po’ riuscirebbero ad andare avanti lavorando da casa, ma i lavoratori autonomi se non ci fosse un aiuto oggettivo, come può essere questo assegno unico universale che andrebbe a dare tra i 200/250 euro per ogni figlio al mese, molti probabilmente si troverebbero in maggiori difficoltà.
Io sono Presidente del Forum delle Famiglie da quattro anni ed in questo tempo ci sono stati quattro Governi diversi, quest’anno per la prima volta c’è un Governo che fa e porterà avanti una Legge di Bilancio non solo per un mandato, ma anche per due. Ho parlato personalmente con tutto il mondo della politica, con Di Maio, Salvini, Carfagna, Renzi, Zingaretti e tutti quanti sono concordi ad andare avanti in questa direzione. Tutti quanti hanno votato all’unanimità alla Camera dei Deputati la legge sull’assegno unico universale che adesso sarà incardinata al Senato e speriamo che rapidamente vada a buon fine.

Negli anni scorsi veniva detto che non c’erano le risorse e poi si stanziavano 10 miliardi di euro per gli 80 euro, 9 miliardi per il reddito di cittadinanza, 5 miliardi per quota cento. Quest’anno per la prima volta ci sono 100 miliardi che sono stati stanziati sui vari bonus e 209 miliardi del famosissimo ormai Recovery Fund che di fatto si sta facendo passare concettualmente come risorse che ci vengono date dall’Europa, ma che nei fatti sono risorse che noi prendiamo in prestito dai nostri figli senza nemmeno chiedere loro il permesso.

Ecco che si è creata una sinergia, una possibilità per poter fare l’assegno unico universale nel 2021. Va fatto.

L’appello è quello di coinvolgere maggioranza, opposizione, tutti insieme, Regioni, Comuni affinché ci sia una mobilitazione in tal senso, affinché inizi ad essere erogato subito da Gennaio 2021, se non sarà da Gennaio sarà da Febbraio o da Marzo, ma deve partire perché o adesso o mai più.
Bravissimi voi a voler puntare, voler insistere, in questo periodo così difficile, sul tema della famiglia, perché la famiglia è veramente quella realtà che ti aiuta a risparmiare.
Bravissimi voi ad aver una Legge Regionale che adesso va finanziata e, come state facendo, ponderata su dove incidere maggiormente.
Bravissimi voi perché da Presidente Nazionale del Forum delle Famiglie ho detto a tutti i Presidenti Regionali di vedere questo evento per cercare di replicarlo in tutte le Regioni perché se non è dallo Stato che le cose passano allora potrebbe essere che salgono dal basso verso l’alto, dalle Regioni fino allo Stato.

E bravissimi soprattutto voi a coinvolgere in un percorso anche le Associazioni tramite una legge che valorizza appunto questa sussidiarietà.

Il Forum è a disposizione, le Associazioni del Forum sono a disposizione, se c’è la volontà politica, la competenza e la disponibilità delle Associazioni, e in più, come abbiamo visto, ci sono anche gli Studiosi che ci prospettano la situazione con studi importanti, l’obiettivo può essere raggiunto.
L’amico Gianola ha detto cose molto interessanti riguardo il tema del lavoro, se c’è anche poi una Ministra come la Bonetti che si sta spendendo su questo tema io credo che ci sono tutti gli elementi per poter concretizzare quanto prospettato.

Adesso possiamo dircelo: dipende solo e soltanto da noi. Grazie.